Il 30 settembre 2013 arriva, quasi trapelata, la notizia che a Mattarello sui 27 ettari espropriati al paese ed all'agricoltura non verrà più costruita la Cittadella militare. Nei piani di Provincia Autonoma di Trento e dell'esercito doveva ospitare 1600 militari, costare all'inizio 217 milioni di euroe sostituire tutte le altre opere di Difesa nazionale.
Parte di un patto tra Stato e provincia lo scambio era stato sancito alla pari tra dare ed avere nel 2002, anche se i terreni la provincia avrebbe potuto chiederli gratuitamente in virtù di una legge che sta a fondamento dell'autonomia (DPR n°115 20-1-1973, capo IV art.11). A causa di alcuni fastidiosi ficcanaso, definiti dal'ex ministro La Russa "questioni locali" si sono accesi i riflettori su un progetto fino a quel momento strisciante. Un progetto che per un lato passava come una modifica epocale ma di semplice rango urbanistico nel territorio del comune di Trento, dall'altra riceveva vincoli straordinari di segretezza ed urgenza che nemmeno il Ministero della Difesa aveva applicato (vedi appalti 2004 sito www.difesa.it). Strana contraddizione di trattamenti per un progetto trasparente, un piano complessivo di appalti di 480 milioni di euro, coinvolgendo il nuovo carcere ed opere minori che non ha un atto pubblico di nessun appalto.
Più volte il patto è stato rivisto, è violato a favore dello Stato. Tant’è che nel 2008 si rivede il patto e si dice che a lavori ultimati la PAT avrà un credito di 80 milioni di euro che dona allo Stato in difficoltà. Ma dovevano ancora iniziare lavori della cittadella penitenziale che si sono ultimati con un enorme accrescimento delle spese. Qualche maligno dice che concedeva maggior consenso un carcere dignitoso piuttosto che una enorme cittadella militare che cominciava ad esser malvista dalla popolazione. Nonostante i media più importanti abbiamo ignorato il lavoro di ricerca ed informazione del comitato spontaneo dei cittadini di Mattarello, e nonostante alcuni movimenti antagonisti disturbassero l'opera di informazione, non condividendo l'approccio squisitamente, puramente nonviolento del comitato, si è giunti all'erosione del consenso sul progetto.
La motivazione ultima, che blocca il progetto ad oggi è l'esaurimento dei soldi. Quel gruzzoletto di euro in terreni dismessi, non ancora liberati ma liberabili, dall'esercito è finito. forse perché quel valore era malstimato, come noi denunciavamo nel 2009, quel valore non teneva conto di demolizione, amianto, idrocarburi intrisi nel terreno. Dare in cambio opere gigantesche per quel gruzzolo (finto e privo di fondamento giuridico) ad oggi non è più giustificabile all'opinione pubblica.
Bene, finalmente si rimette in gioco tutto. Dei 2 milioni spesi per il progetto gestito dal genio difesa e pagati da PAT, dei lavori di riporto materiale, dei lavori di bonifica e demolizione, degli espropri montati da 11 (Accordo di programma quadro del 200) a 35 milioni di euro (notizia riportata dal quotidiano Adige e mai smentita); di tutte queste spese chi risponde?
Chi risponde della violazione dell'articolo 10 del Decreto legislativo 152/2006 che prevede un decreto interministeriale per l'esenzione da valutazione impatto ambientale, prima dei lavori e mai, MAI uscito?
Prima di iniziare le spese noi mettevamo in guardia e non venimmo ascoltati, tacciati di esser "tardivi" ora che l'amministrazione provinciale ha speso inutilmente questi soldi chi ne risponde?
Sarebbe auspicabile che la Corte dei Conti intervenisse e verificasse se l'amministrazione provinciale ha davvero agito correttamente o meno. Molte cose lasciano perplessi nello studiare gli atti e dovrebbero essere oggetto di indagini o forse di un libro.
E le verdi vigne che il Comune di Trento aveva preservato per 30 anni come polmone verde tra la città ed il sobborgo, ora che ne sarà? In un periodo di grave crisi abbiamo bisogno di altre grandi opere? Forse l'unica opera necessaria sarebbe stato offrire strumenti di valutazione trasparente, o senso critico e libertà e indipendenza di giudizio in coloro che hanno deciso negli anni, consapevolmente o meno.
Misteriosamente nel 2011 spunta in youtube un video, pagato quasi certamente dalla nostra amministrazione, mostrava l'impotenza del progetto, un elicottero bipala un rendering simile a quello che il comitato aveva predisposto grazie al lavoro di un generoso volontario, rigoroso nelle dimensioni e misure, anzi ancor più imponente. Un quesito rimane ancor oggi aperto e nessuno ha indagato: come mai questo magnifico video non venne mostrato ai decisori, ne consiglieri provinciali n'è comunali ne circoscrizionali?
Il principato vescovile venne meno in Trentino parecchi anni or sono, ma il Principato Dellaiano che ha fatto di questo progetto il suo baluardo sta sgretolando. Sarebbe ora di rivedere i Conti e non considerarli più nobili intoccabili ma res(cosa)pubblica. Un bene più prezioso di qualche titolo o qualche privilegio di informazione. Ora in molti si lanciano a pro clamorosi difensori della terra anche tra quelli che omertoso mente tacevano e osteggiavano il nostro lavoro di formazione. Speriamo molto in una soluzione intelligente che non sommi allo spreco lo scempio e che faccia prevalere l'utilità pubblica all interesse di pochi affamati di ghiaia e cemento.
Nessuno si permetta di tacciarci di opportunismo elettorale, primo perchè declinato ogni invito alla candidatura, secondo perché coerentemente questi temi li abbiamo pubblicati instancabilmente da quasi cinque anni indipendentemente dalle scadenze elettorali.
Fabrizio Demattè
Membro del comitato spontaneo di cittadini nato a Mattarello e contrario alla costruzione della cittadella militare.